Una lotta popolare contro il nucleare: Plogoff pietre contro fucili

In una serata imprevedibile dell’autunno
parigino chiamato agosto da qualche burlone, mi sono imbattuto in una
proiezione di un documentario, la cui visione mi ha fatto sobbalzare. È
un documentario autoprodotto del 1980 ma le analogie con la lotta del No
Dal Molin e con altre questioni che avvengono oggi in Italia sono state
per me alquanto sconvolgenti.
Questo documentario racconta una lotta, un percorso di resistenza di una
comunità intera, in un paesino sperduto della Bretagna francese.
Plogoff: pietre contro fucili

plogoff1 Siamo nel 1978 e il governo francese in seguito alla crisi petrolifera
decide di dare il via al suo ambizioso progetto di centrali nucleari. Tra i
vari siti selezionati dal governo vi è questo paesino di 2.300 abitanti
sulla punta nord della Bretagna, Plogoff. È un villaggio di pescatori e
contadini dove il panorama delle onde che si infrangono sulle scogliere del
capo toglie il respiro. Qui, proprio sulle spiagge di Plogoff il governo ha
deciso di installare i quattro reattori nucleari di quella che sarebbe
diventata la centrale nucleare della Bretagna.
La decisione presa dal governo è imposta sugli abitanti e EDF l’azienda
statale dell’energia (l’Enel francese) aveva gia diffuso le planimetrie
e iniziato i rilievi.
Ma.
Questa storia comincia proprio da un ma, quello a cui nessuno aveva
pensato: i cittadini di Plogoff e dei villaggi vicini questa centrale non
la vogliono e sono pronti a lottare.
Un comitato di difesa si autorganizza, il governo procede con
un’inchiesta pubblica per far esprimere i cittadini sulla centrale. La
gente dichiara pubblicamente che la centrale non la vuole e che le
inchieste del governo sono solo uno stratagemma per fermare gli oppositori
(in un altro caso in Francia gli anni precedenti una centrale è stata
costruita nonostante che l’inchiesta pubblica dei residenti avesse
respinto il progetto).
Il primo giorno di resistenza inizia, nel gennaio 1980, accanto al Comune
dove, sindaco in testa, si bruciano i fogli dell’inchiesta per ribadire
un no espresso con determinazione da tempo.
Il giorno dopo arrivano centinaia di gendarmi ad invadere Plogoff per far
svolgere l’inchiesta e far avanzare le procedure per la costruzione.
La popolazione insorge, barricate nelle strade, una manifestazione
cittadina attaccata ripetutamente dai gendarmi prima ed dai paracadutisti
poi si svolge ogni giorno alle cinque del pomeriggio per 6 settimane.
Plogoff diviene un campo di battaglia: le donne sono in prima fila nella
mobilitazione, a urlare e a far crollare psicologicamente i giovani soldati
inviati per picchiare gli oppositori. I giovani locali si dedicano in massa
all’uso della fionda per lanciare pietre sui militari che invadono la
città.
Viene apera una radio (radio Plogoff) per diffondere i motivi e le voci
della protesta in tutta la Bretagna, l’area dove dovrebbe sorgere la
centrale viene requisita e trasformata in una zona di allevamento di
pecore.
La battaglia di Plogoff è certamente territoriale ma critica direttamente
tutto il discorso politco sull’ineluttabilità del ricorso al nucleare, e
siamo diversi anni prima di Černobyl…
Inoltre accanto al sentimento antinucleare si attivano nella regione delle
sperimentazioni di sfruttamento di energie alternative come dimostrazione
dal basso di poter rinunciare alla dittattura nucleare.
La gente è unita e determinata nel proseguire la battaglia nonostante la
repressione e risponde collettivamente ai primi arresti fatti dalla polizia
andando addirittura ad occupare la prefettura durante un processo.
plogoff2

La popolazione di Plogoff dopo una lunga resistenza ha respinto la centrale
nucleare: nel maggio 1981 il neopresidente dell’epoca Mitterand annuncia
“nessuna centrale nucleare sarà fatta a Plogoff”.
Il documentario “Plogoff: pietre contro fucili” parla di questo, è
stato filmato durante quei giorni da una coppia di cineasti non
professionisti che partecipava alla mobilitazione, le immagini degli
scontri sono in presa diretta e accanto ci sono le interviste, alle donne
soprattutto, che per giorni hanno urlato il loro sdegno ai gendarmi dicendo
che quello è il loro territorio e quelle divise francesi ricordavano loro
quelle naziste di quaranta anni prima.
Ho provato a vedere se esiste una versione con i sottotitoli italiani del
film, non ho trovato nulla per ora, in ogni caso con un’amica lo stiamo
traducendo e sottotitolando, spero che possa interessare, fatemi sapere
se vi incuriosisce…

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